"Ho provato a farlo, parlare di lei intendo. È servito solo a farmi sentire il dolore tra i denti. Li ho stretti, i denti, per evitare di piangere ancora. Ho spezzato il dolore sentendolo ancora più crudo. Allora ho respirato piano, riportando indietro il dolore, riportandolo nel cuore, da dove era uscito.

Non esiste un momento della giornata in cui non soffra ripensando alla vita che ho perso. C’è sempre qualcosa a ricordarmi quello che non ho più e perché non ce l’ho più. Persino farmi una doccia diventa motivo di sofferenza. Mi tolgo la protesi e mi vedo nudo. Mica nudo come tutti gli altri. Guardo. E mi vedo senza. 

Ma nel cuore mio sapevo cos’è che stavo facendo davvero. Era grazie alle persone come Angelo Grieco, a ciò che riuscivo a cogliere dai loro silenzi prolungati, se potevo scoprire e indagare sui veri cacciatori di frodo in quei luoghi per me tanto impervi. Del resto non avevo fatto nulla di diverso rispetto a un infiltrato." 

L’8 marzo del 1997 Mimmo Italiano, allora Maresciallo Comandante di una Stazione dei Carabinieri, perde la gamba a causa di un incidente durante un’indagine nel Parco Nazionale del Pollino, tra Basilicata e Calabria.

Il romanzo è ispirato alla sua vita.