Questo libretto avrebbe potuto chiamarsi “Quartine della sera” mentre i due che lo hanno preceduto rispettivamente “Quartine del mattino” e “Quartine del vespro”. Quando ho scritto il primo, però, non sapevo che ne sarebbero seguiti altri.

Quelle del mattino sono legate ai momenti in cui si può affrontare la vita in maniera scanzonata ed anche irriverente, in cui sogni e desideri sono consentiti e realizzabili, in cui si può rimandare qualunque cosa al domani che s’immagina lungo e pieno di soddisfazioni.

Quelle del vespro simboleggiano le ore in cui i sogni si scontrano con le delusioni, l’irriverenza diventa dubbio e si prende coscienza che è sempre meno possibile rimandare al domani la realizzazione di progetti e desideri.

Quelle della sera sono una triste riflessione sul declino obiettivo e inevitabile delle proprie forze che induce a dubitare che ci sia stato un tempo in cui possano essere state tali da consentire di sognare, godere, lottare, scherzare, e il passato si confonde tra ricordi e immaginazione.

Si aggiunge il timore che giunga il momento in cui, senza esserne consapevole, precipitino anche le facoltà intellettive. Irrisolti e angoscianti restano i dubbi sul destino dell’uomo.

Impossibile fare un bilancio obiettivo della propria vita perché il passato sfuma tra sogno e realtà e comunque si sospetta che tante cose non valessero la pena di essere state fatte o tentate.

Giovanni Dugo