"Non c'è, in questa nuova silloge di Franco Cambria, uno scatto in avanti contenutistico rispetto alle due precedenti, lo stesso il palcoscenico, gli stessi gli attori, lo stesso il copione, eppure si registra, grazie alla più spiccata padronanza del verso, una evoluzione qualitativa sul piano stilistico e una più accentuata impronta individuale e memoriale che mettono a fuoco l'identità dell'autore e, nello stesso tempo, il recupero di un modello comportamentale collettivo di cui si sono perdute le tracce e, quindi, vivo solo nei ricordi dei più anziani, sedimento storico che oggi assurge a documento sul quale interrogarsi e consegnare alle future generazioni."

dalla prefazione di Filippo Russo