Questo libro si colloca ben oltre gli affollati territori dove si  ‘nutrono’ e bivaccano tanti degli esperti modaioli della nuova cucina e recupera una parte del patrimo- nio culturale siciliano.
Le rime di Giovanni Dugo riportano ad un’epoca in cui la cucina attingeva direttamente ad una natura che, in maniera più o meno generosa, forniva i prodotti da trasformare con creatività, passione e ragionamento. Gli ingredienti più modesti e di minor pregio, arricchiti dalla “fantasia” e dal “ragionamento”, diventavano piatti ambiti e gustosi. A convalida di come il valore dei materiali utilizzati avesse poco peso nel determinare il successo delle pietanze o nell’accrescerne il gusto e il desiderio, sono di esempio: Pane Condito, Formaggio alla Maniera dell’Argentiere, Minestra di Patate, Zucchine, Lumache e Uova, “Macco” di Fave con Cicoria. Non mancano però pietanze di maggiore valore, come Gambero all’Arancia, Insalata di Stoccafisso, Brodo di Aragosta, Stoccafisso alla Ghiotta o alla Messinese, Tonno alla Parmigiana e Cuscus che, unitamente ad altre, completano il quadro poetico e saporito dell’ottima e non più comune cucina siciliana. Con la competenza che gli è propria, l’Autore non manca di poetare anche del vino, prodotto nobile e nobilitante, “perché se di vino c’è mancanza, meschina del desinar è la sostanza”. Al vino, che “tra le bevande rappresenta l’eccellenza”, vengono riconosciuti molti meriti e, come hanno già fatto tanti poeti dell’antichità greco-romana, vengono attribuite la capacità di dissipare i sentimenti negativi e di potenziare ed esaltare i vincoli solidi sui quali si basano i rapporti di affetto e di amicizia. A patto di non abusarne. Il libro è completato da note nutrizionali di Laura Dugo, che rispettano rigorosi criteri scientifici, arricchite di informazioni sull’origine delle pietanze e sulle occasioni in cui venivano preparate. Il tutto descritto con un linguaggio semplice e affascinante.